Come ricostruire l’agricoltura della Romagna dopo l’alluvione che ha devastato il territorio a maggio? Quali sono le soluzioni tecniche, economiche e istituzionali per ripristinare la fertilità dei suoli, la produttività delle colture e la redditività delle imprese?

Sono queste alcune delle domande che hanno animato il convegno “L’agricoltura del post alluvione”, organizzato lo scorso 23 agosto a Castiglione di Cervia dall’Unione Nazionale Contoterzisti Agricoli Italiani (Uncai), in collaborazione con Dondi Macchine Agricole e con il rivenditore Reni Macchine, e con il patrocinio dell’Accademia Nazionale di Agricoltura. L’evento, che ha visto la partecipazione di oltre 200 persone tra agricoltori, contoterzisti, tecnici, ricercatori e rappresentanti delle istituzioni, si è svolto presso la Cooperativa Agricola Braccianti comprensorio Cervese – in presenza del presidente Andrea Caroti e del direttore Paolo Rosetti – una delle tante realtà colpite dall’esondazione del fiume Savio.

IN EVIDENZA IL PROFICUO RAPPORTO DI COLLABORAZIONE TRA I CONTOTERZISTI E L’AZIENDA DONDI

Convegno “L’agricoltura del post alluvione", da sinistra nella foto: Roberto Scozzoli, Aproniano Tassinari, presidente di Uncai, e Lamberto Pettirossi.
Da sinistra: Roberto Scozzoli, Aproniano Tassinari, Lamberto Pettirossi.

Il convegno ha avuto il merito di mettere in evidenza la complessità e la diversità dei problemi causati dall’alluvione, che richiedono interventi mirati e personalizzati a seconda delle caratteristiche dei terreni, delle colture e delle aziende. Il presidente dell’Uncai, Aproniano Tassinari, ha aperto i lavori sottolineando il messaggio di come «insieme si possano risolvere i problemi, o meglio si affrontano con cognizione». Ha poi illustrato il rapporto di collaborazione tra i contoterzisti, che hanno i mezzi tecnici per affiancare gli agricoltori nelle difficoltà, e la Dondi Spa, che ha messo a disposizione gratuitamente alcuni suoi scavafossi per ripristinare le canalizzazioni, uno dei quali protagonista, appena prima del convegno, di una dimostrazione in un campo vicino.

Tra gli interventi più significativi, quello di Donato Rossi, delegato della Giunta Nazionale Confagricoltura, che ha confermato il partenariato e l’accordo tra le due organizzazioni per trovare le giuste strategie di difesa dell’impresa agricola e contoterzi. Ha inoltre evidenziato come la meccanica agraria sia essenziale e determinante sempre e ancora di più nelle emergenze, quando sono la meccanica e la tecnica a fare la differenza.

L’ESIGENZA DI DIVERSIFICARE GLI INTERVENTI IN FUNZIONE DELLE CARATTERISTICHE DEI TERRENI

La parte agronomica del convegno ha visto l’analisi dei fatti in diversi suoli sommersi da limo nella zona di Bagnacavallo, di Brisighella e di Castiglione di Cervia, interessate dall’esondazione del Savio e del Lamone. A seconda della quantità di sabbia rimasta, dello spessore del limo e della presenza di carbonato di calcio gli interventi necessari sono diversi, con costi diversi. La scienza del suolo è fondamentale per stime veritiere dei danni. L’errore sarebbe rimescolare il suolo alluvionato con quello sottostante. È stato fatto in passato, e il risultato è stato l’abbandono dei terreni, diventati improduttivi.

SOLUZIONI AGRONOMICHE PER I SUOLI ALLUVIONATI

Le operazioni che richiedono il know how degli agromeccanici e mezzi agricoli importanti sono stati illustrati da Gilmo Vianello, vicepresidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura, e da Paolo Manfredi (amministratore unico della MCM Ecosistemi di Piacenza), che ha presentato la tecnica della ricostruzione del suolo attraverso l’incorporazione di sostanza organica nella frazione minerale del terreno o di una matrice minerale fine sedimentaria.

Da segnalare, a tale proposito, anche l’intervento di Claudio Ciavatta dell’Università Alma Mater di Bologna, che ha spiegato come l’alluvione abbia portato materiali esterni che hanno compromesso la routine agronomica che andava avanti da centinaia di anni. Ha quindi indicato le diverse soluzioni a breve e a lungo termine a seconda dello spessore del limo e del tipo di coltura per poi ribadire come la meccanica in queste situazioni rappresenti uno strumento indispensabile.

LA DISAMINA DEGLI ASPETTI FINANZIARI E DELLE POSSIBILITÀ DI RISTORO

Convegno “L’agricoltura del post alluvione", l'on. Jacopo Morrone
L’on. Jacopo Morrone intervistato da Sauro Angelini a margine del convegno.

Il direttore di Apimai Ravenna, Roberto Scozzoli, ha affrontato il tema dell’aspetto estimativo e delle possibilità di ristoro. Ha stimato una media di 6.000 euro di danno a ettaro, per mancata produzione solo per quest’anno, senza contare i futuri cali produttivi e i danni fondiari. Ha poi sollevato alcune criticità riguardanti le perizie, le deroghe alla prossima PAC, i canoni di affitto, i lavori di miglioramento fondiario e il fondo per l’innovazione in agricoltura.

L’onorevole Jacopo Morrone, forse il parlamentare più attivo e presente sul territorio durante l’alluvione, ha parlato della gestione dei 4 miliardi e mezzo stanziati dal governo per l’emergenza. Ha sottolineato la necessità di dare i soldi pubblici con attenzione, evitando gli approfittatori e le richieste assurde. Ha poi invitato gli amministratori locali a collaborare con le istituzioni e a chiedere aiuto se non sono in grado di gestire la situazione straordinaria.

UN BONUS PER GLI ASSOCIATI UNCAI CHE ACQUISTANO LE MACCHINE DONDI

Scavafossi Dondi in campo (anche nella foto di apertura).

Lamberto Pettirossi, titolare della Dondi Spa, ha spiegato le ragioni della sua generosità verso la Romagna, che considera la sua terra d’origine. Ha poi raccontato come i contoterzisti siano i suoi progettisti nel campo, perché ascolta i loro suggerimenti per migliorare i suoi prodotti. Ha infine annunciato un bonus per gli associati Uncai che acquistano le sue macchine.

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Tra gli altri relatori che hanno portato la loro testimonianza e il loro contributo al convegno, Gian Luca Bagnara, presidente di Aife (l’Associazione Italiana Foraggi Essiccati) e degli avicoltori europei, ha denunciato le richieste assurde delle istituzioni anche nelle settimane più critiche dell’alluvione, come quella di chiedere alle aziende zootecniche travolte dal fango di fare la raccolta differenziata. Ha poi sottolineato la necessità di riappropriarsi del suolo prima che lo faccia la finanza e di intervenire velocemente in caso di piccoli problemi.

A sua volta Patrizia Canetto, consulente Apimai Ravenna, ha informato sul fondo per l’innovazione in agricoltura che riserva quote importanti a chi ha subito danni a causa dell’alluvione. Ha però evidenziato il paradosso che questi soldi non sono per sistemare le cose, ma per acquistare nuovi macchinari, con il rischio che avvantaggino chi in Romagna ha subito pochi danni.

Il convegno si è concluso con un dibattito tra i relatori e il pubblico, che ha dimostrato interesse e partecipazione. Un segnale di speranza per una ripresa dell’agricoltura romagnola che possa essere anche migliore se fatta a partire da una analisi puntiforme dei danni, studiando caso per caso soluzioni migliori e costi reali.

Come annunciato nel suo intervento dal presidente Tassinari, le relazioni tecniche e le perizie eseguite durante il convegno sono state inviate al commissario straordinario per l’emergenza alluvione, il generale Figliuolo, insieme a una sintesi con i sette punti da cui ripartire nella ricostruzione dell’agricoltura romagnola.

I SETTE INTERVENTI CHIESTI DA UNCAI AL GEN. FIGLIUOLO

  1. Anzitutto, l’aspetto territoriale, a partire dal ridimensionamento delle infrastrutture della gestione dell’acqua sia in raccolta, per gestire le siccità, sia di deflusso, per dare il giusto spazio ai fiumi e canali. Questo richiede però uno sforzo enorme di coerenza fra i diversi livelli istituzionali ed amministrazioni che insistono sul territorio. Tali infrastrutture vanno poi tenute in manutenzione e per questo l’Italia conta su un diritto agrario fra i più avanzati in Europa: l’art.15 del Dlgs 228 del 2001 prevede proprio il ruolo dell’imprenditore agricolo come manutentore del territorio. Dopo oltre 20 anni è necessario solo adeguare i massimali di incarico all’attualità.
  2. Nelle imprese agricole occorre recuperare una profonda cultura di gestione del rischio. Questo non può essere solo basato sulla compensazione del danno da parte dell’Amministrazione pubblica o della compagnia assicurativa, ma è necessario agire sia in termini di adattamento sia di mitigazione del rischio climatico (recupero di una gestione della regimazione delle acque poderali e miglioramento della qualità dei suoli). L’incremento del carbonio organico nel suolo non è solo un obiettivo di ripristino post-alluvione ma un indicatore di gestione. L’adozione poi di varie forme di polizze su tutto il territorio agricolo dovrebbe essere al centro della nuova politica agricola.
  3. Una promozione dell’innovazione tecnologica e della formazione professionale degli agromeccanici, attraverso incentivi economici, normativi e formativi per l’adozione di soluzioni di agricoltura 4.0.
  4. Promozione e sostegno della ricerca e sperimentazione nell’ambito miglioramento genetico.
  5. Unasemplificazioneburocraticaeunariduzionefiscalepergliagromeccanicicheoperanonelle zone alluvionate, al fine di agevolare la ripresa delle attività e la continuità occupazionale.
  6. Un ristoro adeguato e tempestivo per gli agromeccanici che hanno subito danni diretti o indiretti dall’alluvione, sia alle attrezzature sia alla clientela. Non si è mai contemplato la figura dell’agromeccanico nel risarcimento dei danni causati dall’alluvione. I contoterzisti hanno subito sia danni diretti (rotture frequenti nelle svariate operazioni di ripristino e raccolta prodotti, alto consumo delle attrezzature) sia indiretti (mancate lavorazioni di raccolta o mancate operazioni agromeccaniche che si riflettono in un mancato fatturato a fronte di mutui e finanziamenti in atto).
  7. Una partecipazione attiva degli agromeccanici alla definizione delle strategie per lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura romagnola, attraverso un dialogo costante con le istituzioni, le imprese agricole, le associazioni di categoria, gli enti di ricerca. L’agromeccanico è infatti colui che in questo particolare contesto può aiutare l’agricoltore a risolvere i problemi in maniera professionale e più veloce per poter ripristinare le capacità produttive del fondo come in origine ed addirittura migliorandole.

Fonte: Uncai