Lo scorso 13 febbraio il governo, accogliendo alcune delle richieste degli agricoltori e in risposta alle proteste in atto, ha depositato l’emendamento per l’esenzione dell’Irpef agricola che sarà inserito nel decreto Milleproroghe.

Il testo, firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, prevede ai fini Irpef l’introduzione di una franchigia di esenzione al 100% fino a 10.000 euro della somma dei redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali (Iap). Per la parte eccedente i 10.000 euro, ma non superiore a 15.000 euro, l’esenzione è del 50%. La misura avrà la durata di due anni.

ESENZIONE TOTALE PER NOVE AZIENDE AGRICOLE SU 10, SECONDO COLDIRETTI

Dell’esenzione totale dell’Irpef agricola beneficeranno, secondo una stima   Coldiretti su dati Inps, 9 aziende agricole su 10, pari a 387mila, mentre altre 20mila vedranno l’imposta dimezzata. Sul resto della platea l’esenzione verrà calcolata – sottolinea Coldiretti – in forma progressiva e riguarderà il totale delle 430 mila imprese agricole professionali e coltivatori diretti.

Il taglio dell’Irpef per gli agricoltori costerà 220,1 milioni di euro per l’anno 2025 e 130,3 milioni di euro per l’anno 2026 e le risorse saranno recuperate dal fondo per l’attuazione della delega fiscale. Per il 2027 la misura porterà invece una dote al fondo: nel testo dell’emendamento si prevede un incremento di 89,9 milioni euro mediante l’utilizzo delle maggiori entrate.

GIUDICATA INSODDISFACENTE LA DEROGA DELLA COMMISSIONE UE SULL’OBBLIGO DI MANTENERE I TERRENI INCOLTI O IMPRODUTTIVI

Se la misura relativa all’Irpef, accolta positivamente dalle organizzazioni professionali di categoria, è servita in qualche modo a placare gli animi degli agricoltori in rivolta, lo stesso non si può dire per il regolamento adottato ufficialmente dalla Commissione europea che concede agli agricoltori un’esenzione dalla regola di condizionalità per i terreni lasciati a riposo.

Il regolamento, che fa seguito alla proposta della Commissione presentata il 31 gennaio e alle discussioni intercorse con gli Stati membri, è entrato in vigore lo scorso 14 febbraio e si applicherà retroattivamente a decorrere dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2024.

LA SCELTA DELL’ESENZIONE PARZIALE IN NOME DELLA FLESSIBILITÀ NON CONVINCE

La scelta fatta è stata quella dell’esenzione parziale che, come sottolinea una nota dell’esecutivo UE, tiene conto di diverse richieste da parte degli Stati membri per una maggiore flessibilità, in modo rispondere meglio alle sfide cui devono far fronte gli agricoltori dell’Ue. Anziché mantenere terreni lasciati a riposo o mantenere elementi improduttivi sul 4 % del seminativo, gli agricoltori dell’UE che coltivano colture azotofissatrici e/o colture intercalari senza prodotti fitosanitari sul 4 % del seminativo saranno considerati conformi ai requisiti ambientali richiesti per ottenere i pagamenti diretti della Politica agricola comune. Gli agricoltori che lo desiderano possono tuttavia continuare a soddisfare il requisito lasciando i terreni a riposo o mantenendo elementi non produttivi.

Gli Stati membri che desiderano applicare la deroga a livello nazionale devono darne notifica alla Commissione entro 15 giorni dall’entrata in vigore del regolamento, in modo che gli agricoltori possano essere informati quanto prima.

GIANSANTI (CONFAGRICOLTURA): «UNA LISTA ECCESSIVA DI CONDIZIONI, CHE RIDUCONO FORTEMENTE L’EFFICACIA DELLA MISURA»

Particolarmente critica la valutazione del regolamento espressa dal  presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, secondo il quale «nonostante i miglioramenti ottenuti rispetto alla proposta iniziale, il provvedimento licenziato dalla Commissione non risponde alle esigenze degli agricoltori italiani».

«La Commissione ha previsto una lista eccessiva di condizioni, che riducono fortemente l’efficacia della misura. Ciò è dimostrato anche dal voto contrario della delegazione italiana – prosegue Giansanti –. Il nostro obiettivo è quello di eliminare l’obbligo della destinazione non produttiva dei terreni dalla normativa in vigore sulla PAC, ma è necessaria una proposta legislativa della Commissione che sarebbe impossibile approvare prima della conclusione della legislatura europea. Ecco perché si è resa necessaria una misura regolamentare che, però, sta dando risultati non soddisfacenti».

«Da parte nostra, comunque, non rinunciamo a migliorare la situazione per gli agricoltori italiani. A tal fine – conclude il presidente di Confagricoltura – avanzeremo le nostre proposte alla Commissione in vista della presentazione del “pacchetto” sulla semplificazione che sarà licenziato per la riunione del Consiglio Agricoltura in programma il 26 febbraio, a Bruxelles».

PRANDINI (COLDIRETTI): «SERVE CANCELLARE L’ASSURDO OBBLIGO DI LASCIARE I TERRENI INCOLTI»

Anche il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nell’incontro a Bruxelles con la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola e il commissario Wojciechowski, ha chiesto di «cancellare definitivamente l’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti che mina la capacità produttiva della nostra agricoltura e favorisce paradossalmente le importazioni dall’estero di prodotti alimentari che non rispettano le stesse regole di quelli europei in materia di sicurezza alimentare, ambientali e di rispetto dei diritti dei lavoratori». «Abbiamo chiesto – ha aggiunto – una semplificazione immediata da discutere al Consiglio del 26 febbraio e da implementare il prima possibile con la sospensione di tutte le sanzioni connesse alla condizionalità per quest’anno di emergenza».

LA “PROTESTA DEI TRATTORI” SI SPACCA

Sul fronte della “protesta dei trattori” negli ultimi giorni, dopo il corteo di cento mezzi che ha invaso il lungomare di Napoli e quello, ancora più nutrito, che ha bloccato la tangenziale di Padova, ci sono da registrare due distinte manifestazioni svoltesi nello stesso giorno a Roma, che stanno ad evidenziare la spaccatura all’interno del movimento. La prima, organizzata da Altragricoltura e Popolo produttivo, si è concentrata in Piazza del Campidoglio, la seconda, che portava la firma del CRA Agricoltori Traditi capitanato da Danilo Calvani, si è svolta invece al Circo Massimo con la presenza di circa 1.500 agricoltori, stando a quando riferisce RAI News, provenienti da diverse regioni italiane, dalla Lombardia alla Basilicata, dalla Liguria alla Sicilia.

Hanno deciso invece di  abbandonare il presidio stabilito a Via Nomentana, a ridosso del Grande raccordo anulare, buona parte dei manifestanti di Riscatto agricolo, il movimento più rappresentativo fino a oggi nei presidi romani – quello che nei giorni scorsi aveva ricevuto una visita a sorpresa del ministro Lollobrigida e che aveva ottenuto di incontrare al Masaf , con una delegazione,  il sottosegretario La Pietra – parzialmente soddisfatti di quanto ottenuto finora.

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